Identità di comunità

Pietro Bolognesi 28/12/22


Neemia (1, 1-11 e 2, 1-15).

Parlando del tema dell’identità ci si rende conto che nel tempo moderno l’identità è una questione che fa da grattacapo in molti casi, è qualcosa che non interessa la nostra sensibilità. Per l’uomo moderno non bisogna essere, bisogna divenire. Tutto ciò che è definito e stabile risulta problematico.

Leggiamo il tema dell’identità alla luce del libro di Neemia.

  1. Possiamo essere persone unite. Neemia ci colpisce per la sua unità. Nutre un interesse profondo per il popolo di Dio. Egli è un emigrato che vive in una situazione di grande precarietà. Questo è un uomo che sa che Dio regna nella sua vita, nella terra di schiavitù ed anche a Gerusalemme. Vive una sua spiritualità interiore ma ha la capacità di reagire, in modo viscerale a quello che ha appena sentito. Quando riceve notizie del fatto che Gerusalemme è diroccata, la sua reazione è di sconvolgimento, che però mette in moto non solo le emozioni ma anche l'azione. Egli ha un grande senso della realtà. Non vive di spiritualità eterea e sfuggente. Raccoglie informazioni vivendo pienamente la sua integrità. Integra la sua vita con la realtà che lo circonda. Neemia è talmente “uno” che persino il Re che lui serve, è obbligato a rendersi conto del suo turbamento profondo. Siamo noi pienamente integrati o coltiviamo una pietà personale ed intima? Neemia si siede, piange, fa cordoglio. L’emozione suscita un’azione. Dentro questa integrità di un uomo che è sereno con sé stesso c’è il senso della realtà. L'interesse per il regno di Dio suscita nei cristiani un’azione vera? Le notizie che ci giungono circa il regno di Dio ci penetrano tanto da mettere in moto azioni? Quando non siamo scissi nella nostra vita spesso siamo divisi nella nostra visione del mondo. Forse siamo persone integre ma se abbiamo una visione che scinde le cose sacre rispetto a quelle profane, avremo immensa difficoltà a reagire con un’identità piena che fa i conti con la realtà nella sua totalità. 

Sei quindi realmente sicuro che gli interessi del regno di Dio ti raggiungano nella tua profondità personale?

Possiamo essere persone di comunità, persone che hanno posto la comunità, il popolo di Dio come priorità.

-        Una vera priorità. Neemia non è ansioso solamente di sopravvivere. Per Neemia rimane la comunità come una vera priorità. Il popolo di Dio rimane molto vivo anche se distante, nella vita di Neemia. Lui è presente nella vita di Gerusalemme e lo è anche a Susan al servizio del re. Ci sono circostanze in cui ci troviamo in cattività, ma quando questo avviene bisogna capire se è distante e distaccato dall’interesse per Gerusalemme. Di certo tutte le cose della nostra vita hanno la loro rilevanza, ma quando la comunità è una vera priorità riusciamo a fare collegamenti veri senza essere risucchiati dai nostri interessi. Quando pensiamo al nostro rapporto con la comunità di Dio possiamo chiederci se la comunità rappresenta una sovrastruttura nel nostro pensiero, nel nostro modo di vivere o è una parte integrante della nostra vita. Quando la comunità viene privilegiata nei miei interessi? È una priorità che prescinde dalla gratificazione personale e dai ruoli che posso ricoprire? Il senso della comunità crea una passione vera e profonda, e quando una passione è profonda non è circoscritta a dei momenti particolari, ma è una passione che ci alimenta, che impregna dal di dentro le nostre preoccupazioni, il nostro pensiero, la nostra vita. Quando un uomo è intero, la priorità produce dei cambiamenti.

-         Una vera identificazione. Neemia 1,6. Neemia ha un così grande senso del popolo di Dio che si identifica anche con il suo peccato. Prende su di sé tutto il senso dell’allontanamento da Dio. È impregnato della Parola di Dio, vuole che la promessa di Dio si compia e questo rappresenta la piattaforma della sua preghiera. Sa che Dio ha a cuore il Suo Regno e tiene fede alle Sue promesse di cui si nutre. Egli sogna in grande e diventa aspro davanti a chi frena l'opera di Dio (Neemia 5). L'uomo di Dio aveva il senso della giustizia nel suo mondo, non era dominato da semplici interessi umani, ma dal primato di Dio. La visione cristiana si nutre non solo di una spiritualità personale ma sogna in grande. Tu quale senso hai dell’immaginario del popolo di Dio? Hai un senso reale dell’immaginario o coltivi solo una pietà personale, intimistica? Noi possiamo sognare questo grande mondo, perché appartiene a Dio. Ogni limitazione del primato di Dio in questo immaginario è un compromesso che rappresenta le nostre divisioni interne. La comunità di Dio va al di là della nostra comunità locale e della nostra storia personale.

-         Una vera autorità. Neemia 8. Neemia riscopre e fa riscoprire al popolo un vero amore per la Parola di Dio che mette in moto nuove energie, nuove risorse, nuovo zelo, nuove passioni per il disegno di Dio. Una partecipazione così fragrante mette in moto un’ubbidienza totale. Quando il popolo ritrova il senso dell’autorità di Dio e cambia completamente la prospettiva. Neemia è il modello di un uomo con una vera identità, non agisce per un piccolo aggiustamento per riparare le mura di Gerusalemme, ma si nutre di una prospettiva complessiva. Il progetto di Dio è qualcosa di così ampio che dovrebbe donare anche a noi il senso della vera fierezza dell'appartenenza reale al popolo di Dio. Sono una persona pienamente unita, in cui le informazioni, i segnali che mi raggiungono, producono effettivamente dei cambiamenti radicali nella mia esistenza, perché sono nutrito da questa serenità interiore nei confronti di Dio?

L’identità è dentro a questa visione dell’unità della persona, e al senso grande della comunità di Dio. Geograficamente e storicamente. Abbiamo il senso di questa fierezza che da forza passione integrità alla nostra vita che ci proietta in questo mondo grande?